Ormai da mesi imperversano sui social fotografie pre e post di bocche carnose e tumide che portano i nomi più bizzarri per identificarle. Cherry lips, Russian Lips Angelic Lips… insomma nome quanto mai variegati per identificare una bocca carnosa.
La tendenza è tutta d’oltreoceano seguita poi da diversi Paesi in tutto il mondo ognuno con la propria personalizzazione della faccenda, l’importante è dare volume. Non importa come sia il volto, la forma della faccia, le dimensioni degli occhi o del naso, l’unico imperativo è il volume delle labbra.
Tra l’altro spesso ci imbattiamo in fotografie che mostrano i discutibili risultati, dove inspiegabilmente nel post trattamento le labbra sono truccate con gloss e rossetti vari. A volte non capisco se è un suggerimento a come truccarsi o una chiara indicazione fake del post trattamento.
Ma perché dare un nome alla procedura?
Io sono consapevole che dare un nome alle cose semplifica un concetto e che di certo chiamare un prodotto con un nome specifico è una elegante strategia di marketing, ma dimentichiamo che in questo caso il trattamento venduto è un trattamento medico. Non dobbiamo svilirlo in questo modo.
Per anni abbiamo cercato di capire le perfette proporzioni auree di un volto, per poter meglio rappresentare o definire, se necessario, una zona del volto rispetto ad un’altra. Ora invece depersonalizziamo un trattamento fino a farlo diventare oggetto di un catalogo dove scegliere la forma delle labbra che più ci aggrada e sotto ogni foto il nome lo descrive “Russian”, “Cherry”, “Devil” con tanto di indicazioni dei costi. Tipo un menu di una trattoria dove la fiorentina si vende all’etto e i contorni hanno un prezzo fisso.
La mia opinione
Il nostro lavoro si muove tutti i giorni su fili deboli e invisibili che separano due terreni assai diversi tra di loro seppur complementari: da un lato la scientificità di un trattamento e dall’altro la leggerezza seppur carica di professionalità di un centro estetico. Non possiamo confondere capra e cavoli. Non facciamolo mai.
Sarebbe opportuno informarsi sul professionista che ci capita a tiro e sceglierlo con criticità e senno non in base a fotografie ritoccate con Photoshop e make up.
I risultati che vendiamo devono essere veri. Le pazienti non vanno prese in giro. Mai.
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